mercoledì 14 aprile 2010

7 dicembre 1974, TENTATO SEQUESTRO A CASA BERLUSCONI...


7 dicembre 1974. è circa l'una di notte. Appena fuori da villa San Martino, ad Arcore, sta per essere rapito Luigi D'Angerio. Il principe di Sant'Agata, così era conosciuto a Milano, sta cenando assieme alla famiglia, ospite dell'allora trentottenne Silvio Berlusconi.
Fuori dai cancelli della sfarzosa villa brianzola ci sono due Alfa Romeo 2000, una bianca l'altra grigio metallizzato, ed al loro interno quattro uomini. A dare loro il via sarà l'accensione della A112 che trasporta Luigi D'Angerio, la moglie Giuseppina ed il figlio Alfredo. I rapitori seguono l'auto che trasporta la famiglia D'Angerio, ed una volta affiancata sparano alle gomme con una Beretta 7,65.
Ma il sequestro fallisce poco dopo, quando, all'altezza di Monza, l'Alfa con a bordo D'Angerio si schianta contro un palo a causa della nebbia. L'ostaggio riesce a fuggire.
Fin qua la storia sembra abbastanza verosimile, se non fosse per alcuni dettagli che insospettiscono anche le forze dell'ordine incaricate di fare luce sul sequestro: perché è stato preso in ostaggio un signore ultrasessantenne che non sarebbe stato capace di mettere insieme più di qualche decina di milioni di lire? E come mai a poche decine di metri dal palo a cui sono andati a sbattere i rapitori, i carabinieri trovano accanto a una lupara, una patente intestata al boss mafioso e latitante Pietro Vernengo?
Ed ancora, perché nella descrizione della cena che ha preceduto il rapimento, contenuta nei rapporti dei Carabinieri, il racconto del rapito ha una strana incongruenza col racconto che farà il padrone di casa, Berlusconi? Secondo il Cavaliere infatti i commensali quella sera erano 12: lui, sua moglie, Fedele confalonieri, Marcello Dell'utri, l'insegnante d'inglese dei figli, Luigi D'Angerio con moglie e figlio a seguito, e due uomini d'affari, Primo Cignoli e Attilio Capra accompagnati dalle rispettive fidanzate. Mentre dalla prima deposizione di D'Angerio del 7 dicembre, ore 18:00, i commensali risultano essere 13: “era presente un'altro giovanotto” dice D'Angerio al magistrato “che stava li e che era il fattore...” D'angerio si riferisce evidentemente a Vittorio Mangano.
Non avendo avuto la notizia dal diretto interessato, nonché padrone di casa, Silvio Berlusconi, gli inquirenti verranno a sapere della presenza a villa San Martino del pregiudicato Vittorio Mangano casualmente, grazie ad una precedente ordine di cattura nei suoi confronti per truffa. Così l'inchiesta, che già dopo una ventina di giorni stava per essere chiusa, arriva a una svolta.
I carabinieri portano via Mangano in manette e tre giorni dopo ottengono dal sostituto procuratore La Mattina un'ordine di perquisizione. Il fattore di villa Berlusconi resterà in prigione poco meno di un mese: il 22 Gennaio 1975 verrà rilasciato e tornerà a vivere a villa San Martino, ancora alle dipendenze del cavaliere.
Berlusconi e l'allora segretario Marcello Dell'Utri, oggi senatore pdl, hanno più volte affermato che Mangano venne allontanato da Arcore subito dopo il sequestro D'Angerio. Ma, purtroppo per loro, agli atti della procura di Palermo c'è un documento che rivela il contrario: finito nuovamente in prigione, il 6 dicembre 1975 Vittorio Mangano viene nuovamente scarcerato e per l'ennesima volta dichiara di eleggere domicilio in Arcore, via Villa San Martino 42.

venerdì 19 marzo 2010

La scimmia poco saggia


Eccomi..anzi eccoci. Primo post delLa Terza Scimmia. Ho scelto questo nome perchè credo non ci sia paragone migliore per descrivere l'attuale situazione dell'informazione italiana: mentre i cittadini seguono in gran parte, e spesso non consapevoli, l'esempio delle prime due scimmiette saggie, ovvero preferiscono non vedere e sentire niente, l'informazione (vedi alla voce giornalisti di stampa e tv, talk show, ecc) ha scelto l'esempio peggiore che si potesse scegliere, quello della terza scimmia. Ha scelto di non parlare, ha scelto di tapparsi la bocca. I più furbi per interesse, i meno furbi per puro servilismo, per il solo piacere di fare lo zerbino di questo o di quell'altro potere forte.
Raccontarvi che questo sarà un blog diverso dalle decine di migliaia di blog nati per portare avanti la battaglia contro la disinformazione? Impossibile. Lo scoprirete passo passo, anzi post post. Intanto voglio raccontarvi un episodio che mi ha spinto, tra i tanti, a creare questo blog.
Una sera, mentre sfogliavo la rassegna stampa alla ricerca di una notizia che avrebbe scosso il panorama politico persino dell'Uzbekistàn o del Turkmenistàn, e che ero sicuro di trovare nelle prime pagine di parecchi quotidiani, mi sono posto una domanda apparentemente banale: cosa accadrebbe in Paesi come Spagna o Francia se si venisse a sapere che il primo ministro ha dato istruzioni a funzionari altolocati dei servizi segreti di spiare in maniera illecita politici, magistrati e giornalisti a lui avversi e che ha poi posto sulla vicenda il segreto di stato così da impedire il regolare accertamento dei fatti in sede processuale? Be, suppongo sarebbe rimandato a casa a pedate e suppongo che l'opposizione di marcerebbe su per mesi. Ma potete dormire sonni tranquilli, in Italia non può accadere, e difatti non è accaduto. Chiedendomi quale fosse la differenza tra noi e loro, ho acceso quell'ingombrante scatola nera che staziona nel mio soggiorno, e sintonizzandola sulla prima rete del servizio pubblico italiano, mi sono imbattuto nel telegiornale delle ore 20 e ho avuto la migliore delle risposte possibili al mio dilemma. Titoli: "Berlusconi scrive al Papa: siamo vicini ai valori cristiani, grazie per vicinanza dopo l'aggressione". Che per valori intendesse quelli depositati nei conti svizzeri? Non ci è dato saperlo. Ed ancora "Affondo di Di Pietro: liberarsi dal diavolo; critiche da maggioranza e opposizione". Stucchevole che non abbiano sentito necessità di specificare chi fosse il diavolo in questione. Dal terzo titolo in poi il tg1 passa a quel genere di notizie che neanche nello slide delle mobile-tv dedicate al trasporto pubblico: di seguito "assalto ai treni dopo lo stop", "in Liguria uomo inghiottito da un torrente", "Pio XII, Vaticano riporta il sereno", "Auguri via SMS sempre più di moda, regole di bon ton".
Perbacco, mi son detto, ecco perchè in Italia non è successo niente! Il direttorissimo (così ama chiamarlo il suo Capo al telefono) del più importante telegiornale nazionale si occupa di bon ton negli sms natalizi quando invece farebbe bene ad imparare il bon ton per rispondere alle telefonate del Capo, che richiede un nuovo editoriale su misura. Ve lo immaginate? "Benvenuti nel servizio clienti del TG1: per prenotare un editoriale premere 1, per trasformare una prescrizione in assoluzione premere 2, se invece volete fare pressioni sull'Agcom per far chiudere i programmi d'informazione digitare cancelletto.."
Credo sia l'unico caso in qui la scimmietta in questione avrebbe fatto meglio a tenere la bocca chiusa, almeno al telefono.

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